• Su bollette, crisi energetica e speculazioni delle multinazionali dell’energia

    Su bollette, crisi energetica e speculazioni delle multinazionali dell’energia
    «Pace o aria condizionata?» con questa domanda, rimbalzata nelle coscienze di tutti, Mario Draghi, poco prima dell’estate, ha inaugurato mesi in cui le parole all’ordine del giorno sono state «crisi energetica», «rincari», «aumento delle bollette», «guerra». Soprattutto nelle ultime settimane, a campagna elettorale iniziata e ormai inoltrata, lo spettro della crisi energetica incombe anche sui programmi elettorali dei partiti italiani.
    Per quanto ognuno tenti di trovare la sua singolare soluzione al problema – dal ritorno al nucleare all’autoproduzione di gas – tutti sembrano essere d’accordo su un tema: è tempo per le famiglie di stringere la cinghia e fare sacrifici per riuscire ad arrivare alla fine del mese.

    Le conseguenze sui cittadini

    Secondo le stime del Codacons, l’aumento di prezzi e tariffe determinerà una stangata sulle tasche dei cittadini pari, in media, a un aumento di 711 euro annui a famiglia, con incrementi medi dei prezzi del 10% su base annua.
    Nel frattempo, i programmi televisivi, dai salotti mattutini ai talk show serali, pullulano di esperti che invitano le famiglie a moderare i consumi – chiudere il rubinetto, staccare condizionatori e termosifoni, comprare solo i beni necessari – e propongono soluzioni in continuità al salvifico operato del governo Draghi, come la riattivazione delle centrali a carbone e la costruzione di nuovi rigassificatori.
    A detta di questi illustri opinionisti, l’unica possibilità sarebbe quella di affidarci alle scelte del governo (almeno fino al 25 settembre, poi si vedrà) e di rassegnarci a diventare bravi risparmiatori, accendendo le candele al posto delle lampadine, scaldandoci con calorosi abbracci e approfittando della situazione per iniziare finalmente una dieta dimagrante.
    Stando lì ore ad ascoltarli, sembrerebbero quasi avere ragione: alla fin fine, siamo alle porte di tempi molto bui, con una guerra che avanza insieme alla crisi economica, energetica e sociale….
    Risuona familiare uno slogan lanciato nel 2020 quando, agli albori della pandemia, ci chiesero di tirare fuori i remi, perché eravamo “tutti sulla stessa barca”.

    La crisi non colpisce tutti

    E la prima volta, forse, ci siamo un po’ cascati. La pandemia, d’altronde, ci ha presi alla sprovvista. Una situazione inedita che ci ha convinti di quella favoletta secondo cui stavamo tutti nella stessa situazione. Il tempo, poi, ci ha fatti ricredere, mostrandoci le enormi disuguaglianze che si nascondevano dietro la retorica della “guerra (epidemiologica) che colpisce tutti”.
    Questa volta, però, non dobbiamo cascarci di nuovo. Abbiamo il dovere di essere lucidi e mandare velocemente a quel paese qualsiasi gentil signore in giacca e cravatta ci inviti a stringere i denti e pagare bollette spropositate.
    Infatti, mentre noi saremo costretti a fare la fame, patendo il freddo e arrivando a stento a fine mese, le grandi aziende italiane dell’energia hanno addirittura aumentato il fatturato!
    Basta guardare a quanto dichiarato dalle stesse multinazionali. Per il primo semestre 2022, Enel ha confermato ricavi in aumento a 67.258 milioni di euro – l’85,3% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Quasi il doppio del fatturato.
    Per Eni, nel primo semestre 2022 l’utile netto è volato del 700%, passando da 1,2 miliardi di euro del primo semestre del 2021 a 7,08 miliardi di euro.
    Sempre nello stesso periodo, i ricavi del Gruppo Edison sono arrivati a 13.222 milioni di euro contro i 4.120 milioni di euro del 2021, mentre la lombarda A2A ha dichiarato ricavi per 9,79 miliardi di euro – un aumento del 141,5% comparato allo stesso semestre dell’anno precedente.
    A questo punto vorremmo chiedere agli esperti da salotto esattamente cosa intendono quando parlano di crisi. Non avevamo capito che la crisi consisteva nello stringere i denti e fare sacrifici per fare speculare le grandi multinazionali sul prezzo dell’energia!
    Se a questo punto state pensando a dare fuoco alle vostre bollette, o almeno a indicare la sede legale di una di queste aziende come indirizzo di fatturazione, sappiate che c’è di più.
    Perché non solo le grandi multinazionali si stanno riempiendo i portafogli coi nostri sacrifici, ma si rifiutano anche di pagare un piccolo pegno per il disturbo. Al Decreto aiuti del governo mancano all’appello ben 9 miliardi che dovevano essere versati proprio da queste compagnie tramite una timida tassa sugli extraprofitti, che le aziende hanno però gentilmente rifiutato, facendo pure ricorso per incostituzionalità della norma.
    Viene un po’ da sorridere a sentire sindacati, associazioni di categoria e politici, che per fronteggiare la crisi energetica tirano fuori dal cappello proposte allucinanti, come ridurre l’orario scolastico nelle scuole di ogni ordine e grado per risparmiare su luce e termosifoni o ratizzare bollette esorbitanti che nemmeno in cent’anni riusciremmo a pagare.

    E lo Stato italiano che fa? 

    Saranno un autunno e un inverno difficili. E lo saranno perché i grandi dell’energia, col benestare di una politica compiacente, vogliono farci pagare le conseguenze di una crisi che hanno innescato con guerre e giochi di potere a noi estranei, scaricandoci addosso anche i costi ecologici di questa crisi, avvelenandoci con trivelle, rigassificatori, centrali a carbone e gasdotti.
    Ma saranno un autunno e un inverno difficili solo per noi, perché come si citava prima saremo solo noi cittadini a trovarci  in difficoltà. La tanto proclamata crisi energetica verrà tutta scaricata verso il basso. Per intenderci, alle multinazionali dell’energia – tranne qualche piccolo ricatto frutto della guerra economica tra USA, UE e Russia – non sta mancando nemmeno un litro del gas che estraevano fino a qualche mese fa. Quello che è cambiato è il prezzo alla borsa di Amsterdam, dove si stabilisce il costo del gas sul mercato, a cui gli Stati e le multinazionali si stanno attenendo.
    Dunque, per esempio, Eni o Edision, le maggiori multinazionali italiane (Eni è partecipata per circa il 40% dallo Stato italiano) stanno continuando ad acquistare, estrarre e vendere lo stesso gas di prima. E con la stessa spesa.
    Quello che cambia è che Eni, il gas che estrae lo rivende a un prezzo 10 volte maggiore rispetto allo scorso anno. Lo Stato italiano, come l’Unione Europea, potrebbero dunque intervenire, ad esempio imponendo un tetto massimo al prezzo, come si discute in queste ore.
    Invece, con il benestare dei governi, le multinazionali stanno approfittando di questo momento di instabilità geopolitica globale per speculare in modo folle, facendo profitti da capogiro sulle spalle delle persone.
    Dobbiamo scegliere, a questo punto, se continuare a farci prendere in giro, a farci imporre sacrifici mentre loro si arricchiscono sulla nostra pelle, o se dire basta a tutto questo, presentando a loro il conto, molto salato, da pagare.

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