Nel 1282 questo simbolo fu posto al centro della bandiera che per quasi mille anni ha rappresentato la nostra isola. Proprio a partire da quell’anno, nel quale la Rivoluzione del Vespro insorse, la Trinacria divenne uno dei principali simboli della lotta contro l'oppressione straniera sull'isola.
Col tempo gli strumenti e le xforme dell’oppressione sono cambiati, ma di certo non sono spariti. La Sicilia di oggi, collocata all’interno di un’Europa che viaggia veloce, rimane il fanalino di coda di un’Italia divisa in due. Povertà, disoccupazione, emigrazione di massa, assenza di servizi e di investimenti fanno da contraltare a quelle regioni che raggiungono invece gli standard più elevati. È un rapporto di interdipendenza, quello tra le due aree del paese, che contrappone allo sviluppo di una parte il sottosviluppo dell'altra. Per questo l'indipendenza non si presenta oggi come un’opzione, ma come l’unica via percorribile: solo fuoriuscendo dalle dinamiche coloniali su cui si è costruito lo Stato italiano, la Sicilia potrà liberarsi dal sottosviluppo, dalla sua subalternità economica, sociale, culturale.
L’indipendenza è una necessità storica. È l’istanza che più lega gli abitanti alla loro terra: è voglia di riscatto collettivo, di difesa da qualunque sopraffazione. Si tratta di un desiderio mai sopito, di una rivendicazione mai ottenuta. È ciò che rivendicavano i Fasci dei Lavoratori siciliani agli inizi del Novecento: «nostra è la terra»; è ciò che rivendichiamo oggi chiedendo di poter riprendere in mano il nostro destino: «nostro è il futuro».