Giovedì 2 febbraio, il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge recante «Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione» che prevede la possibilità di assegnare alle Regioni competenza legislativa esclusiva o quasi, su materie che la Costituzione elenca, invece, come di esclusiva competenza statale, tra cui l’istruzione, la sanità, la tutela dell’ambiente e il commercio con l’estero. Insieme alle competenze, le Regioni potranno anche trattenere il gettito fiscale, che non sarebbe più distribuito su base nazionale a seconda delle necessità collettive.
La proposta è stata presentata dal ministro Calderoli, fortemente voluta dalla Lega che, rendendosi conto di non essere riuscita nell’impresa di attecchire al Sud e nelle isole, ha deciso di tornare a puntare sul rafforzamento dell’elettorato del Nord. Un compromesso, dunque, interno ai giochi di potere tra i partiti di governo, i quali hanno deciso di fare fronte unico per salvaguardare gli interessi del Nord-Italia e porre finalmente fine alla questione settentrionale.
Eh sì, avete letto bene… questione settentrionale. Con l’autonomia differenziata le regioni del Nord-Italia rivendicano l’abolizione dei presunti privilegi dei Meridionali e dei siciliani, che da più di un secolo ormai vivono sulle spalle del laborioso Settentrione. Come non citare le parole di Giovanni Toti, governatore della Liguria: «Togliete i soldi a chi non sa spenderli e dateli a noi». Dichiarazioni che lasciano pochi dubbi: l’applicazione dell’autonomia sarà funzionale all’arricchimento delle regioni già più ricche, portando a un crollo sociale ed economico delle regioni più povere e cristallizzando l’esistenza di cittadini di serie A e di serie B.
Invece di ridurre un divario che da decenni si promette di colmare, lo Stato italiano è in procinto di attuare una manovra che darà vita all’ennesimo attacco ai nostri danni. Basta guardare alla proposta approvata dal Consiglio dei ministri. All’articolo 3 della riforma Calderoli si legge che «i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale e i relativi costi e fabbisogni».
Gli standard sono determinati con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri. In parole povere, i Livelli Essenziali delle Prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale, previsti nella riforma del titolo V della Costituzione, così come i relativi Fabbisogni Standard – ovvero i costi necessari per attuare i LEP – saranno determinati dal Governo e non dal Parlamento, che ne risulterà estromesso. Saranno, perché al momento non sono stati ancora definiti, lasciando molte perplessità su quali saranno i diritti minimi garantiti in ogni regione.
Il tema dell’autonomia tocca in particolar modo la nostra terra – a Statuto Speciale più nelle parole che nei fatti – dove il gettito fiscale non viene trattenuto in toto dalla Regione, dove non esiste neanche più un ente di riscossione regionale, dove le tasse maturate qui vanno spesso a finire altrove. E dove, neanche a dirlo, già oggi le prestazioni riscontrate in molti servizi, come sanità e scuola, sono eccessivamente carenti. Gli ospedali vengono chiusi, le scuole accorpate, i servizi garantiti male e le strutture sono fatiscenti e pericolanti.
La priorità dello Stato italiano e dei partiti che fanno gli interessi delle regioni che, negli anni, si sono arricchite sulle nostre spalle, si conferma quella di proseguire sulla strada del furto di risorse e dello sfruttamento della Sicilia a vantaggio del Nord – alla faccia di qualsiasi “perequazione” e “appiattimento delle disuguaglianze territoriali” con cui tanto si riempiono la bocca i leader politici da decenni.
Non esiste nessuna questione settentrionale: esiste, piuttosto, una “questione coloniale” che tocca terre come la Sicilia, da cui lo Stato continua a voler togliere senza mai dare nulla.
Tutto questo con il pieno appoggio del governo regionale, che si occupa solo di garantire gli interessi dello Stato italiano: il nostro Presidente della Regione Siciliana Schifani si è infatti dichiarato favorevole a questo disegno di legge.
Un doppio schiaffo quindi: il primo perché perderemo miliardi in servizi, già scadenti; il secondo perché la Sicilia ha già uno statuto di autonomia, ottenuto da un compromesso al ribasso e tristemente mai applicato.