Il 2 e il 3 aprile, in concomitanza con la “Simana dû Sicilianu”, Unipa ha ospitato il “Nun si parti – Festival”, due giorni di talk, dibattiti, esposizioni e musica per mettere al centro il contrasto all’emigrazione forzata dalla Sicilia.
L’iniziativa è stata promossa da Nun si parti, una associazione nata da giovani siciliani, in parte emigrati, che hanno scelto di tornare o restare per costruire un futuro diverso in Sicilia e per la Sicilia. Il nome stesso dell’associazione è un richiamo al movimento di opposizione alla guerra nato nella nostra isola negli anni Quaranta dello scorso secolo. Tra i collaboratori, l’associazione universitaria Studenti Palermitani e lo spazio Faidda, un’aula studio sita nel piazzale di Ingegneria. L’evento ha anche ottenuto il patrocinio di Unipa e dell’associazione economica Svimez.
Il festival è stato un’occasione per far risuonare lo spirito della restanza nell’ambiente universitario palermitano, con l’obiettivo di divulgare, discutere e trovare soluzioni a questo doloroso problema. Sono quasi 30 mila, infatti, i giovani siciliani che ogni anno trasferiscono la propria residenza in altre regioni o all’estero. Ci siamo chiesti: con questi numeri si può davvero parlare di libera scelta? La risposta è NO. La mancanza di opportunità lavorative e formative, la ricerca di servizi migliori e di garanzie per il futuro ci spinge a partire. E il biglietto, nella maggior parte dei casi, è di sola andata.
Sarà un festival a fermare l’emigrazione forzata dalla Sicilia? Chiaramente no. Ma è stata un’occasione importante per incontrarci, condividere esperienze, progetti e possibili soluzioni per affermare il diritto a restare. La presenza di Carmelo Petraglia della Svimez ci ha aiutato a comprendere il quadro economico e sociale dell’isola, evidenziando il divario con il Nord Italia e i principali fattori di espulsione; partendo dall’esempio di Laura Anello, presidente della Fondazione “Le vie dei tesori”, abbiamo parlato invece di esperienze virtuose di restanza. Con Paul Rausch di Cademia Siciliana, abbiamo celebrato insieme la “Simana dû sicilianu” e l’importanza di tutelare la nostra lingua madre. Durante le serate, infine, si sono alternati sul palco musicisti e artisti che hanno narrato la Sicilia attraverso la loro arte: Emanuele Pantano con il suo spettacolo di Mishap e Ponente, cantante di musica popolare che si è esibita sul carro di Santa Rosalia per il 400º anniversario del Festino.
L’emigrazione forzata affonda le radici nella storia dell’ultimo secolo e mezzo della nostra isola, rimanendo più che mai attuale. Se un tempo erano operai e padri di famiglia a partire, oggi sono i giovani che, nonostante l’angoscia di dover lasciare i propri cari e le proprie abitudini, sono costretti a fare le valigie per probabilmente non tornare più.
Realtà sintomo di scelte politiche che negli anni hanno risposto a interessi di una ristretta cerchia elitaria, lontane dalle reali esigenze dei siciliani che si trovano a vivere circondati da condizioni di lavoro precarie, infrastrutture colabrodo e servizi scadenti. Una realtà che ha attribuito alla Sicilia l’etichetta di “terra dannata”, sfruttata come mezzo di risorse umane e materiali per soddisfare interessi lontani.
Mettere in discussione questa falsa narrazione è uno degli obiettivi principali di Nun si parti, che ora, per coinvolgere più giovani possibili, lancia una campagna di tesseramento. Vieni a ritirare la tua tessera socio – che prevede anche sconti su gadget e prodotti – presso lo spazio Faidda (di fronte l’Edificio 8 di viale delle Scienze) oppure compila il form di iscrizione sul sito nunsiparti.it. Entra a far parte della nostra community, lotta per il diritto a restare perché ‹‹dalla Sicilia nun si parti››.