Questa mattina, un gruppo di studenti ha tappezzato il campus universitario di Viale delle Scienze con diversi striscioni: «Si parri talianu sì gnuranti», «Si parri talianu sì vastasu», «Nun parrari talianu, parra pulitu», «Si parri talianu nun ti capisci nuddu».
Ribaltiamo gli stereotipi
Un’azione comunicativa, ironica e provocatoria, che attribuisce all’italiano tutti i luoghi comuni solitamente associati al siciliano, giocando sul ribaltamento degli stereotipi e della narrazione, spesso denigrante, nei confronti della lingua siciliana.
«Quanto trovi disturbante le frasi che hai appena letto sullo striscione? Qualcosa, forse, ti suona male?» – scrivono gli studenti in una nota -. Probabilmente è perché siamo più abituati a leggere o sentire frasi simili contro il siciliano. A quelle ci siamo ormai abituati. La lingua siciliana continua a subire, infatti, discriminazioni e stereotipi che ne mettono in discussione il valore e la diffusione. Nonostante l’UNESCO riconosca al siciliano lo status di lingua madre e descriva i siciliani come bilingui, e nonostante abbia una lunga storia e una grande letteratura, troppo spesso, ancora oggi, viene relegato a “dialetto” dell’italiano, con l’accezione negativa di essere considerato un gergo rozzo, da ignoranti o, peggio ancora, associabile ad ambienti criminali».
Il siciliano ha ricevuto finora il riconoscimento solo da parte dell’UNESCO, che ha sottolineato la necessità di tutelarlo per evitarne la scomparsa. Secondo i dati Istat e Coluzzi del 2018, il siciliano è una lingua a rischio, che perde il 4% dei parlanti ogni 5 anni. Pesa, secondo gli studenti che hanno rivendicato l’azione, il processo di stigmatizzazione che ha portato intere generazioni a vergognarsi della propria lingua madre, favorendo l’idea che l’italiano sia l’unico strumento legittimo di comunicazione, in grado di certificare crescita culturale.
Un calendario di iniziative per difendere la lingua siciliana
«È tempo di abbattere i pregiudizi e di riconoscere il siciliano per ciò che è: un tesoro linguistico da preservare, utilizzare e tramandare con fierezza – afferma Anthony Graziano, tra i promotori delle iniziative sul tema -. La promozione del siciliano nelle scuole, nei media e nelle istituzioni non è un capriccio nostalgico, ma un atto di giustizia storica, culturale e contemporanea. Attraverso il riconoscimento ufficiale del siciliano, si potrà finalmente restituire dignità alla nostra lingua madre, affermando che il bilinguismo è una risorsa preziosa, che porta vantaggi psicologici, culturali e accademici reali, tra cui la capacità di apprendere più facilmente le altre lingue».
Sul tema, è stata lanciata da diverse associazioni (tra cui Cademia Siciliana e Trinacria) la “Simana dû Sicilianu” dal 31 marzo al 7 aprile, con un fitto calendario di eventi in tutta la Sicilia, volti alla valorizzazione della lingua. Il 30 marzo, a Palermo, con concentramento alle 10:30 al Teatro Massimo, si terrà una manifestazione per chiedere il riconoscimento del siciliano dalla Regione. Al termine, a piazza Bologni, è prevista l’esibizione di diversi artisti locali tra cui il Sicilian Duo di Simona Ferrigno e Giampiero Amato. Il 31 marzo, nella sala Pio La Torre di Palazzo Reale, si svolgerà un convegno internazionale con ospiti europei che si occupano delle conservazione delle lingue minoritarie a rischio.