Una recente pubblicazione di Palermo Today, basata su dati elaborati dall’ISTAT, ha analizzato le disuguaglianze reddituali tra i lavoratori siciliani e quelli del resto dello Stato italiano, in particolare del Nord Italia. Senza alcuno stupore, emerge chiaramente come la forbice reddituale che separa i lavoratori della nostra isola dai centri più sviluppati sia allarmante. A parità di mansioni e responsabilità, in Sicilia si percepiscono in media circa 7.000 euro in meno l’anno rispetto a chi vive in altre regioni. Nel dettaglio, nel palermitano le donne guadagnano mediamente 63,5 euro al giorno, mentre gli uomini arrivano a 82,5 euro. Cifre ben lontane dalla media nazionale, che si attesta rispettivamente a 77,6 e 104,4 euro.
Alcuni dati
Sulla base dei dati presi in esame dal dossier, è possibile fare un confronto tra la nostra isola e Puglia, Campania, Sardegna, Emilia Romagna, Piemonte. Il quadro che viene fuori non lascia spazio a dubbi. Il reddito medio giornaliero in Sicilia si attesta a 59,9 euro per le donne e 81,7 per gli uomini, al di sotto della media di tutte le regioni prese in esame.
Mettendo a paragone la situazione salariale tra le provincie, la situazione è ancor più drammatica. Palermo è la città con i redditi medi più bassi: 63,5 euro al giorno per le donne e 82,5 per gli uomini. Ad Agrigento si sale leggermente, rispettivamente con 67,3 e 86,6 euro, mentre Catania si conferma la più remunerativa, seppur con un divario di genere ancor più marcato: 70,9 euro per le donne e 98,5 per gli uomini, una differenza di oltre 27 euro al giorno.
Uno scarto importante, spesso giustificato con il presunto costo della vita più basso rispetto al Nord Italia, cantilena che negli ultimi anni risulta sempre meno aderente alla realtà, vista l’impennata dei prezzi registratasi in Sicilia per beni di consumo e alimenti, energia, acqua, immondizia e chi più ne ha più ne metta. Nel 2024, per esempio, la nostra isola è stata la seconda regione per il costo medio delle bollette della luce, superata solo dalla Sardegna¹.
Un’ulteriore analisi per settori rivela dati ancora più dettagliati. Ai vertici della classifica dei settori più remunerativi si trova la fornitura di energia, dove le donne percepiscono 151,4 euro al giorno e gli uomini 167,2. Seguono le attività di estrazione da cave e minerali, unico ambito in cui le donne superano leggermente gli uomini: 124,5 contro 116,2 euro al giorno.
Nel palermitano, il comparto peggio retribuito è quello dei servizi di alloggio e ristorazione: 47,3 euro giornalieri per le donne e 53,6 per gli uomini. Va persino peggio nel Catanese, dove si toccano i 46,3 e 52,4 euro, mentre ad Agrigento si registra un lieve miglioramento: 48,8 euro per le donne e 56,7 per gli uomini. Particolarmente penalizzati, inoltre, risultano i lavoratori attivi nel settore immobiliare, nelle professioni scientifiche e tecniche, nel commercio, nei servizi di informazione e comunicazione. All’interno di questi comparti, le disparità salariali tra uomini e donne possono superare i 20 euro al giorno; situazione di segno opposto nei comparti della fornitura di energia, dell’estrazione di minerali, della gestione delle risorse idriche e nell’istruzione, dove il divario retributivo si restringe sensibilmente.
Un discorso a parte meritano i dipendenti pubblici: la provincia con le retribuzioni più basse in Sicilia – e tra tutte quelle analizzate – è Agrigento: le donne percepiscono 102 euro al giorno, gli uomini 118. Palermo e Catania registrano valori superiori, rispettivamente 110,1 e 136,8 euro per Palermo, 111,7 e 140 euro per Catania.
Infine, uno sguardo agli amministratori locali: anche in questo caso la Sicilia mostra un netto svantaggio. La retribuzione media percepita da sindaci, assessori e consiglieri è inferiore di circa il 30% rispetto alla media italiana, a conferma di un sistema retributivo che penalizza l’intera filiera istituzionale e amministrativa dell’Isola.
Scegliere di restare è sempre più complicato
Alla luce di ciò, non sorprende che quasi 30.000 giovani siciliani abbandonino la nostra terra ogni anno. Il fenomeno dell’emigrazione forzata dalla Sicilia è causa ed effetto della mancanza di prospettive certe in ambito formativo, sanitario e non ultimo lavorativo. È infatti proprio la ricerca di possibilità di lavoro migliori e contratti più vantaggiosi che spinge moltissimi siciliani a partire. Ma d’altronde chi vorrebbe restare in una terra dove si lavora al pari e a volte di più delle altre regioni ma si guadagna di meno?
Restituire complessità e rilevanza alle disparità salariali è di fondamentale importanza affinché si possano creare le condizioni per invertire la tendenza e salvare la nostra isola dallo spopolamento.
Note:
- Maria Mantero, Bollette, quali sono le regioni in cui si paga di più per luce e gas in «Italia oggi», 18 febbraio 2025