La sanità siciliana non gode di ottima salute. A certificarlo è il report di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che ha preso in esame 218 parametri divisi in otto settori: cardiocircolatorio, nervoso, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologica, gravidanza e parto, osteomuscolare e nefrologia. Ben 43 strutture sanitarie siciliane sono state classificate “di basso livello”, ricevendo un totale di 103 audit, ossia segnalazioni su settori critici nei quali intervenire.
I risultati
Il nostro sistema di cura è stato bocciato senza appello e rimandato all’anno prossimo. E se, da un lato, il report complessivo è migliore rispetto al 2024, quando le strutture segnalate furono addirittura 49, non si può non evidenziare l’enorme distacco che ci separa dalle regioni del Nord in termini di qualità dei servizi. Basti segnalare che Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna e Toscana messe insieme hanno ricevuto 29 strike da parte di Agenas.
Le infrastrutture che hanno ricevuto un audit sono sparse in tutte le province siciliane. Le situazioni più critiche si registrano all’istituto San Raffaele-Giglio di Cefalù con 5 audit, di cui 3 relativi all’area gravidanza e parto, il Policlinico Giaccone di Palermo con 6 audit, di cui 4 nel settore cardiocircolatorio, e l’ospedale Papardo di Messina, che ha ricevuto anch’esso 6 audit.
Segnale incoraggiante, invece, per l’ospedale Santa Marta e Santa Venera di Acireale, il Maggiore di Modica, l’Humanitas di Misterbianco, l’Istituto oncologico del Mediterraneo di Viagrande, la clinica Villa Maria Eleonora e l’Ismett di Palermo, presenti nella lista nera di Agenas fino allo scorso anno, ma che oggi risultano adeguate in tutti i settori.
Il report evidenzia, inoltre, l’enorme distanza nella qualità dei servizi offerti tra le strutture pubbliche e quelle private. Se le prime arrancano e, in alcuni casi, si trovano ben al di sotto della soglia della sufficienza nei settori più disparati, alcuni centri di cura privati riescono a raggiungere l’eccellenza, come le cliniche Noto, Latteri e Orestano di Palermo nell’ambito osteomuscolare.
Il nostro sistema sanitario è ben lontano dagli standard minimi richiesti a un settore così determinante per garantire qualità della vita e sicurezza per i cittadini.
Senza investimenti concreti e un progetto serio, l’esodo dei pazienti verso gli ospedali pubblici del Nord, o verso le strutture private di casa nostra, non può che aumentare, lasciando fuori tutti coloro che non hanno i soldi per permettersi delle cure sempre più salate.



