La nuova rete ospedaliera, recentemente approvata dalla Regione Siciliana, sta facendo assai discutere. Numerose voci di protesta si sono sollevate da parte delle amministrazioni comunali di tutta la Sicilia. Il taglio di 367 letto previsti, rischia di penalizzare e non poco l’efficienza della sanità pubblica, colpendo in particolare i piccoli comuni delle aree interne.
Abbiamo intervistato Walter Rà, sindaco di Corleone – comune capofila del Distretto D40 con l’ospedale “dei Bianchi” – in merito alle ricadute della nuova rete sulla sanità corleonese e non solo.
Ritiene che la nuova rete ospedaliera, nel complesso, colpisca in maniera diseguale i presidi sanitari sparsi per l’isola?
È evidente che, da parte dell’Assessorato della salute, vi sia un disegno di depotenziamento delle aree interne, per concentrare le energie e le risorse disponibili sugli ospedali delle coste e dei grandi centri. Questo è uno dei maggiori elementi di criticità nella visione complessiva della nuova rete ospedaliera. Non è un caso che i primi amministratori a saltare sulla sedia siamo stati io, il sindaco di Partinico, di Petralia con tutti i sindaci delle Madonie, dei Nebrodi, Bronte, Giarre, Gela. In buona sostanza, tutti comuni delle aree interne.
Inoltre, la nuova rete sembra voler rendere questi ospedali periferici una sorta di grandi RSA, dei nosocomi in cui ci sono reparti di lunga degenza, ma dove mancano le prestazioni essenziali. I servizi di prima necessità, che sono quelli che rendono un ospedale degno di essere chiamato tale, come cardiologia, i pronto soccorso, i punti nascita sono così tutti destinati ad essere chiusi. Questi sono i principali problemi di merito generale di una rete ospedaliera che fa acqua da tutte le parti.
Sono piovute critiche anche rispetto alle modalità attraverso cui la rete è stata approvata…
La forma attraverso cui la rete ospedaliera è passata è, per così dire, frutto di una fantasia amministrativa da parte dell’Assessore.
Esistono delle procedure ben precise che non sono state seguite. Le conferenze dei sindaci devono poter visionare la bozza della rete ospedaliera in largo anticipo, sulla base della quale presentano delle proposte migliorative, che poi devono essere vagliate dall’assessorato. Nell’iter questo passaggio è saltato. L’Assessore ha presentato la rete alla Conferenza dei sindaci di Palermo, che io peraltro presiedo, delineandola come un progetto definito, ignorando il diritto degli amministratori di esprimere il proprio parere in merito.
La rete è poi peggiorativa da ogni punto di vista, ed è il motivo per cui soltanto due delle nove province hanno votato a favore del progetto, segno di come non sono affatto pochi i comuni a non essere soddisfatti.
Quali saranno le ricadute per il comune di Corleone?
Per Corleone i tagli saranno gravissimi. Salteranno gli unici due posti di neonatologia presenti, i posti di ginecologia – ostetricia passeranno da sei a tre, mentre medicina generale sarà quasi dimezzata, con 9 posti letto invece degli attuali 15. Non è previsto, invece, nessun miglioramento in cardiologia. Attualmente viene garantito da medici in pensione con contratti a tempo, che ovviamente dureranno fin quando questi dottori riusciranno fisicamente a venire a Corleone; a quel punto l’ospedale resterà privo di cardiologi.
Tutti gli altri reparti sono alla frutta: non c’è un buon servizio di farmacia, mentre il laboratorio di analisi, fondamentale per un ospedale, continua ad arrancare. La nuova rete ospedaliera non interviene in alcun modo per migliorare la qualità dei servizi, ma apporta solo elementi peggiorativi.
Aumentano invece i posti di lunga degenza negli ospedali, e parallelamente la Regione investe anche sulle case di comunità, che ricoprono la stessa funzione. Per esempio, ne sorgerà una a Corleone, che diventerà di fatto un doppione dell’ospedale, visto che lo stanno lentamente trasformando in una RSA.
Alla luce delle criticità emerse, vi sono margini per intervenire per una modifica della rete?
La rete dovrà essere presentata poi a Roma in sede ministeriale, che avrà l’ultima parola. In questa fase la Regione sta formulando la proposta che poi arriverà al Ministero e, fin quando la giunta regionale non avrà approvato l’atto è tutto possibile.
Nel frattempo, noi facciamo sentire le nostre voci, cercando di accendere i riflettori dell’opinione pubblica. Il fatto che così tanti sindaci si siano dichiarati contrari alla nuova rete, evidenziando le stesse criticità, dimostra che la questione è assai sentita ed è un problema che riguarda tutte le amministrazioni e tutti i siciliani.