Il Pronto soccorso Cutroni Zodda, a Barcellona Pozzo di Gotto, dopo anni di promesse mancate sulla sua riattivazione, versa in uno stato di assoluta incertezza.
La struttura, infatti, avrebbe dovuto riaprire i battenti a settembre del 2024, ma a distanza di otto mesi rimane chiusa, senza che si abbia alcuna garanzia per il futuro.
La vita di questo presidio sanitario è da sempre messa in discussione per la presenza dell’ospedale Fogliani di Milazzo, considerato troppo vicino al primo per permettere il finanziamento adeguato di entrambi i centri.
Molteplici sono stati i tentativi di accorpamento, di apertura di reparti complementari, o addirittura di privatizzazione del Cutroni Zodda. Nel 2020 il presidio viene completamente convertito in Covid Hospital, per far fronte all’emergenza pandemica.
Nonostante i 200.000 euro spesi per lavori di edilizia e per gas medicinali nel corso del 2023, e il processo di riconversione della struttura a seguito della fine della pandemia, il Pronto soccorso del Cutroni Zodda rimase chiuso, a causa della crescente carenza di medici di emergenza-urgenza.
Il definanziamento e i continui tagli alla sanità pubblica in Sicilia, oltre che ledere il diritto alla salute di milioni di persone, determinano anche l’allontanamento dei medici siciliani dall’isola, in cerca di condizioni lavorative più agevoli e stabili che qui sono una chimera.
L’Assessorato Regionale della Salute ha recentemente approvato l’esternalizzazione momentanea dei servizi sanitari ad agenzie esterne. Una soluzione tampone che non soltanto non pone alcun rimedio strutturale alla situazione di stallo in cui si trova il centro sanitario, ma che rischia di scaricare l’inefficienza della sanità pubblica sulle spalle (e i portafogli) dei cittadini. Per questo ha attirato le critiche di diverse associazioni locali e sigle sindacali. La UIL, in particolare, ha chiesto l’apertura di un tavolo tecnico per «affrontare le problematiche legate alla carenza di personale e alla gestione del servizio sanitario, evitando soluzioni temporanee che non garantiscano la stabilità del servizio nel lungo periodo».
Insomma, siamo davanti a un film visto fin troppe volte. Mentre la sanità pubblica è messa in ginocchio da tagli, inefficienze e ritardi, i privati ringraziano. Il bisogno di salute dei cittadini? Non pervenuto…