• L’orgoglio sardo contro l’occupazione militare: in centinaia in corteo alla base di Teulada

    L’orgoglio sardo contro l’occupazione militare: in centinaia in corteo alla base di Teulada
    L’occupazione militare delle due grandi isole che attualmente appartengono allo Stato italiano, la Sicilia e la Sardegna, è una delle dimostrazioni più esplicite del dominio coloniale a cui sono sottoposte queste terre. La servitù militare devasta l’ambiente, sottrae enormi porzioni di terra e di mare alla popolazione, produce desertificazione economica e impedisce forme altre di sussistenza, provocando miseria e al contempo dipendenza dalla presenza militare.
    Sulle isole, lo Stato italiano si presenta solo quando a lui e ai suoi alleati è necessario sfruttare la terra e le risorse per fini bellici. Per questo, oggi pomeriggio un corteo è partito da Sant’Anna Arresi per dirigersi al Poligono militare di Teulada, il secondo più grande d’Italia e d’Europa.

    Il Poligono militare di Teulada

    La Sardegna da anni è soggetta alla servitù militare, che procura danni ambientali incalcolabili in una delle regioni con il patrimonio paesaggistico ambientale più ricco d’Italia. In particolare, il Poligono di Teulada è operativo dal 1956; le sue dimensioni sono impressionanti: sono infatti quasi 7.500 ettari di territorio e si estende in mare per altri 450 km². All’interno del Poligono è presente il Sito di Interesse Comunitario (SIC) “Isola Rossa e Capo Teulada” (3.715 ettari a terra, 1.236 ettari a mare). In totale, il Poligono occupa inoltre ben 30 km di litorale, equivalenti ad un terzo degli 84 km totali del Comune di Teulada

    Grazie al lavoro di opposizione del movimento “A Foras – Contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna” oggi è disponibile un dossier sul poligono di Teulada che rende bene l’immagine di quale sia il prezzo che paga la Sardegna all’esercito italiano.
    Quest’area è stata fortemente compromessa dalla contaminazione di metalli pesanti, come si può leggere nel dossier: «oltre sessant’anni di bombardamenti di diverso tipo lasciano inevitabilmente delle tracce». Non si fa riferimento solo agli ordigni, ma anche all’inquinamento che deriva dai metalli pesanti. Difatti, per la realizzazione della sola miscela innescante dei missili vengono impiegati stifnato di piombo (esplosivo tossico), tetracene (proveniente da idrocarburi), piombo, nitrato di bario (tossico se ingerito, nocivo se inalato), alluminio, solfuro di antimonio (tossico, l’avvelenamento è simile a quello dell’arsenico). La base dei più comuni esplosivi militari comprende RDX, un composto organico che può restare a lungo nell’ambiente, nelle munizioni inesplose o in quelle parzialmente esplose. L’Agency for toxic substances & disease registry Usa lo indica come un potenziale cancerogeno per l’uomo.

    A questo si accompagnano diversi incidenti che, nel corso degli anni, hanno fatto morti e feriti tra i civili e danneggiato diverse porzioni di territorio, l’assenza di bonifica di alcune aree interne al poligono e danni a cascata su occupazione, reddito e andamento demografico nella zona. Una situazione paradigmatica della condizione che la Sardegna tutta è costretta a vivere a causa dell’occupazione militare.

    Gherraus impari pro sa terra nostra!

    Nelle scorse settimane a Cagliari si sono svolti tanti piccoli cortei che hanno attraversato la città contro le esercitazioni militari, che in questo mese hanno invaso l’isola con ancora più violenza del solito, trasformandola nella grande sala prove della guerra contro la Russia.
    Per tutto il mese di maggio Teulada e il resto delle basi militari saranno teatro di continui bombardamenti da parte degli eserciti Nato in piena mobilitazione. Dal 3 al 27 maggio la Sardegna ospiterà l’esercitazione internazionale “Mare aperto” che l’anno scorso ha visto la partecipazione delle marine USA, Turchia, Francia e Germania, nonché osservatori da Tunisia, Brasile, Marocco e Albania. Come nell’edizione passata, contingenti interforze Nato si alternano con truppe di terra e dell’aeronautica.16:52
    Ma l’occupazione militare è solo una delle tante forme di oppressione con cui l’isola deve fare i conti: lottare contro le basi significa lottare per la liberazione della Sardegna dalla condizione coloniale in cui lo Stato italiano la mantiene.
    «Non possiamo più permettere di essere usati come area di servizio ad uso e consumo degli eserciti di tutto il mondo, che si addestrano da noi per la guerra, minacciando il futuro dell’umanità. Abbiamo bisogno di uno scatto di orgoglio e di dignità che metta fine alla nostra sottomissione» scrive A Foras.

    Presente alla manifestazione anche il partito indipendentista sardo Liberu – Lìberos, Rispetados, Uguales. «I punti della nostra rivendicazione sono sempre gli stessi: stop alle esercitazioni; chiudere tutti i poligoni; bonificare e riconvertire» afferma Giulia Lai, Segretaria nazionale del partito.

    Nel tragitto di ritorno dal corteo decine di metri di rete del poligono sono stati abbattute e decine di manifestanti hanno occupato simbolicamente il poligono.
    Un grido forte si alza oggi da Teulada: A Foras Sa NATO de sa Sardigna!

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