• Ancora militarizzazioni ad Augusta. Intervista al Coordinamento Punta Izzo Possibile

    Ancora militarizzazioni ad Augusta. Intervista al Coordinamento Punta Izzo Possibile

    Il territorio di Augusta è tra i più militarizzati della Sicilia. Sono diversi gli impianti militari che insistono nell’area. Tra  questi c’è quello di Punta Izzo, zona utilizzata dall’Esercito italiano come poligono per le esercitazioni militari fin dai primi anni del Novecento e mai bonificata. Punta Izzo adesso rischia di essere nuovamente sfruttata a fini militari: recentemente sono stati concessi nuovi appalti dalla Marina Militare. Di contro, la popolazione di Augusta ne chiede la bonifica e la conversione a riserva naturale. Per approfondire meglio la questione abbiamo intervistato Gianmarco Catalano, attivista del Coordinamento Punta Izzo Possibile.

    Raccontaci la storia di Punta Izzo, della sua militarizzazione.

    Punta Izzo è una zona di dominio militare da molto tempo. I primi vincoli militari su Punta Izzo risalgono addirittura alla guerra italo-turca del 1911, data in cui Augusta viene dichiarata territorio militare, e molte aree vennero chiuse o confiscate per fini bellici. Da quel momento la zona assume l’interesse militare e diviene un avamposto strategico a cavallo delle due guerre. A partire dal secondo dopoguerra venne utilizzata come poligono militare, quindi per esercitazioni a fuoco fondamentalmente.

    Sono esercitazioni che, all’inizio, si svolgevano in maniera in qualche modo informale, senza il supporto di strutture fisiche; dagli anni Ottanta invece costruirono una vera e propria struttura in cemento armato, proprio sulla costa, che ha ospitato per circa un decennio le esercitazioni di tiro non solo della Marina Militare, ma anche delle altre forze armate. Le esercitazioni si sono svolte ufficialmente fino al 1997; in realtà diverse esercitazioni continuano a svolgersi in quell’area da parte della Polizia di Stato. Recentemente è stata utilizzata per testare i lacrimogeni, spesso abbiamo trovato diverse cartucce sulla scogliera e diversi residenti ci hanno confermato la presenza di poliziotti in tenuta antisommossa che si esercitavano utilizzando queste armi.

    Anche la Marina Militare continua a utilizzare questo sito per esercitazioni in bianco, quindi senza l’utilizzo di armi, ma comunque esercitazioni militari rimangono.
    Ogni volta che la Marina decreta dei giorni di esercitazione, lo fa attraverso un’ordinanza che poi la Capitaneria di Porto pubblica, interdicendo tutta l’area e tutto lo specchio acqueo antistante Punta Izzo per ragioni militari.
    Questo per dare uno sguardo globale del sito, quello che avviene e quello per cui è stato utilizzato.
    Nel frattempo, nel 2012, la Marina Militare di Augusta redige un progetto preliminare per la nascita di un nuovo poligono, cioè per demolire quello che c’è adesso che è in stato di abbandono e creare un poligono più grande, quindi un’altra struttura in cemento armato, con un parcheggio annesso, proprio sulla scogliera, entro i 150 metri dalla linea di battigia. Però bisogna ricordare che in Sicilia dal 31 dicembre 1978 è vietato costruire sulla costa, cioè significa che la fascia di 150 metri è soggetta a un vincolo di inedificabilità assoluta, a prescindere dalla presenza di vincoli paesaggistici, archeologici o naturalistici ulteriori a quelli già decretati in questa legge.

    Quindi malgrado ciò, la Marina non soltanto ha costruito questo poligono, ma addirittura progetta la nascita di un nuovo poligono, di ampliarlo, di farci un parcheggio, e la cosa più grave è che la sovrintendenza di Siracusa nel 2012 ha dato il proprio parere positivo, malgrado, nel frattempo, sia intervenuto anche il piano paesaggistico di Siracusa che ha posto un vincolo di tutela 3 per quell’area, cioè un vincolo di inedificabilità assoluta per confermarlo, dovuto al valore paesaggistico, all’interesse archeologico di quell’area.
    Noi ci siamo opposti a questa autorizzazione, abbiamo fatto un ricorso al Tar, che è tutt’ora pendente; avevamo chiesto la sospensiva dell’autorizzazione paesaggistica, che non ci è stata accordata perchè si fondava su un progetto preliminare.
    In ogni caso, nel frattempo, quell’autorizzazione è scaduta nei termini, quindi non è più efficace; al momento quel progetto dovrebbe essere sottoposto a una nuova autorizzazione paesaggistica e soprattutto, come ci dice il Ministero della Difesa, attende ancora di essere finanziato. Dunque rimane, formalmente, nei piani della Difesa, in quei piani che noi vogliamo contrastare per restituire quest’area alla cittadinanza come parco naturale e culturale.

    Cosa è il Comitato Punta Izzo possibile? Qual è la sua storia?

    Il Coordinamento Punta Izzo Possibile si chiama così perché nasce come un coordinamento di associazioni e liberi cittadini. Nasce nel 2016 proprio all’indomani della notizia che riuscimmo ad avere della riattivazione del poligono, e quindi nasce in opposizione a questo progetto e con l’obiettivo di non soltanto dire no al poligono ma proporre qualcosa di concreto per quel bene.L’idea era quella di creare un parco che allora chiamammo Parco della Sirena, in onore del racconto della Sirena di Tomasi di Lampedusa. Ciò, in sostanza, significa creare un’area verde, un polmone verde e un’area marina protetta dalle speculazioni edilizie e militari, offerta e restituita alla cittadinanza.
    Punta Izzo è l’unica area accessibile direttamente dalla borgata senza dover prendere mezzi, accessibile anche a persone con disabilità. Insomma ha del grandissimo potenziale dal punto di vista dei suoi motivi culturali, storici, naturalistici e della fruibilità per i cittadini di Augusta, per la collettività.

    I cittadini di Augusta sono consapevoli della questione ambientale perché la vivono direttamente sulla propria pelle. Ci sono delle fasi di assuefazione al problema da parte di una certa fascia di popolazione che con il mondo industriale e militare ha dei legami diretti o indiretti. Da parte degli ambientalisti e degli attivisti come noi non c’è un puntare il dito verso il cittadino che se ne frega. Al contrario, noi siamo qui per cercare di sensibilizzare al massimo e per aprire degli spazi di intervento.
    Come diceva Calvino, degli spazi di non inferno nell’inferno.

    Raccontaci della questione delle Servitù militari, quale è stato il rapporto con le istituzioni comunali?

    Augusta è un comune dichiarato per legge “militarmente importante”. È una delle più importanti basi navali del Mediterraneo, non soltanto italiana e Nato, ma anche prettamente statunitense – che fa parte del complesso di Sigonella. È anche un porto nucleare perché ospita dei sottomarini a propulsione nucleare. La legge prevede che ai Comuni oberati da istallazioni e infrastrutture militari siano riconosciuti dei contributi di entrate ordinarie ogni anno, che vengono determinate sulla base di decreti interministeriali ogni 5 anni. Noi abbiamo sollecitato la passata amministrazione sul tema, attraverso conferenze pubbliche, ma non abbiamo ricevuto alcun riscontro. Con questa amministrazione l’abbiamo fatto ancora una volta con interventi pubblici. Per adesso non abbiamo ricevuto risposta. Abbiamo fatto, qualche giorno fa, una richiesta ufficiale di accesso agli atti al Sindaco in cui chiediamo di sapere se fosse al corrente di questi contributi, se il Comune di Augusta li ha mai ricevuti e, se li ha ricevuti, come sono stati utilizzati. Aspettiamo risposte.


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