• Con 10 anni di ritardo arriva il Frecciabianca in Sicilia

    Con 10 anni di ritardo arriva il Frecciabianca in Sicilia

    Ieri pomeriggio la stampa siciliana è stata inondata di comunicati esultanti. In anteprima mondiale assoluta, è stato presentato il futuro dei trasporti in Sicilia: arriva il primo treno Frecciabianca sull’isola.

    Alla stazione c’erano tutti

    Per l’occasione, alla stazione di Catania Centrale c’erano tutti: il Sottosegretario di Stato al Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Giancarlo Cancelleri, l’Assessore alle Infrastrutture e alla Mobilità della Regione Siciliana Marco Falcone, il Sindaco di Catania Salvo Pogliese, l’Amministratore Delegato e Direttore Generale di Trenitalia Luigi Corradi.

    I nuovi convogli del treno faranno il loro debutto ufficiale il 14 novembre, percorrendo per la prima volta la tratta che collegherà Palermo con Catania e Messina, con fermate intermedie a Caltanissetta ed Enna.

    Certo, il Frecciabianca non è il Tav. Ma per quelli che sono i nostri standard, e per quello che è lo stato delle nostre reti ferroviarie – su cui un siluro a 300km/h volerebbe fuori dagli assi in un secondo – anche un treno (letteralmente, uno solo) di serie B scala la classifica dei trasporti regionali.

    E sarà solo un trampolino di lancio. Perché una volta collaudato il quasi-nuovo treno sulle nostre ferrovie da rally, il Ministro Cancelleri ha promesso il Frecciarossa – “l’elitè” dell’alta velocità, che nel resto d’Italia è già presente da più di 20 anni.

    La locomotiva a vapore

    Gli ultimi dossier “Pendolaria” di Legambiente ci descrivono lo stato dell’arte delle reti ferroviarie siciliane. Su 1.490 km di rete, soltanto il 15% è a doppio binario. Ben 1.267 chilometri – il restante 85% – sono, invece, ancora a binario semplice. Un dato che si discosta di parecchio non solo dalla media italiana del 56 per cento, ma anche dalla percentuale di altre regioni del Sud. Sul fronte dell’elettrificazione, più del 46% della rete – 687 km – ne è sprovvista.

    Le corse dei treni regionali in tutta la Sicilia registrate nel 2019 sono, ogni giorno, 493 contro le 2.300 della Lombardia. Una differenza di 4,6 volte; anche se la Lombardia conta solo il doppio degli abitanti della Sicilia. Sempre stando al dossier, i 147 treni della Sicilia si scontrano con i 422 della Lombardia.

    I problemi della ferrovia siciliana sembrano ancora più gravi se si guardano i singoli casi. Il tempo di percorrenza medio da Caltagirone a Catania Centrale dovrebbe essere di 1h e 30min. In realtà, a causa di vari rallentamenti e inefficienze nel servizio, la singola corsa non ha mai una durata inferiore alle 2 ore e 30 minuti, sfiorando anche le 3 ore e oltre. La linea Messina-Catania, costruita in gran parte molto vicina al mare, è fortemente a rischio di stabilità, con il rischio costante di sospensione del servizio per le fortissime mareggiate ed erosioni della costa. Per quanto riguarda la percorrenza della tratta Palermo-Agrigento, la percorrenza programmata è stata appositamente aumentata per evitare di pagare le salatissime multe previste dal contratto di servizio sottoscritto con la Regione in caso di ritardo superiore ai cinque minuti. Cioè, il treno potrebbe impiegare 1h e 40min, ma si ferma per mantenere un margine ampio (25 minuti circa) che gli consenta di non finire mai in ritardo.

    Sarà forse che il TAV galleggia?

    «Non è una rivoluzione. È un piccolo passo avanti rispetto a quello che fino a ieri non c’era. Oggi portiamo questo. È un primo step». Per fortuna, al suo discorso dinanzi alle telecamere nel momento del taglio del nastro, il Ministro Cancelleri ha scelto di dare un taglio moderato. E in effetti ci mancava solo che, oltre a tutto il teatrino, gridasse addirittura al miracolo.

    Nelle ultime settimane abbiamo visto parecchie aree della Sicilia messe a dura prova dalle forti piogge. La necessità di messa in sicurezza delle nostre province si sta rivelando ora più che mai urgente. Come le strade e le autostrade, anche le ferrovie siciliane necessitano di maggiori investimenti. Ma gli investimenti di cui abbiamo bisogno sono lontani da quelli che ci propone la politica. A cosa serve pensare al Tav quando alcune province siciliane non hanno ancora un solo chilometro di autostrada all’interno dei propri confini? A cosa serve pensare al Tav quando le nostre strade, così come le nostre ferrovie, si allagano continuamente? Sarà forse che il Tav galleggia e non ce l’hanno detto?

    Cancelleri si è detto soddisfatto a metà: «senza Ponte sullo Stretto impossibile avere qui la vera Alta velocità». Buone notizie allora: faremo a meno di entrambi. Invece di pensare a mirabolanti opere del futuro, ci basterebbe avere quello che altre regioni già da anni possiedono: una rete ferroviaria che copra l’intero territorio, sicura e accessibile a tutti i siciliani, in modo da garantire realmente la mobilità nel nostro territorio.


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