• Pistari l’acqua nu murtaru: arrivano i Fondi per lo spopolamento

    Pistari l’acqua nu murtaru: arrivano i Fondi per lo spopolamento

    Il Centro Studi Enti Locali (CSEL) elaborando i dati Istat e del Ministero per il Sud e la Coesione territoriale ha pubblicato la mappa dei comuni che sono stati più colpiti dallo spopolamento negli ultimi decenni.

    In Sicilia 245 comuni in spopolamento

    Lo studio comprende il periodo di tempo che va dal 1981 al 2019. In questo frangente la popolazione italiana è aumentata complessivamente di oltre 3 milioni di abitanti. In questo quadro, però, ci sono 3.805 comuni che hanno perso mediamente il 22% della popolazione, perdendo quasi 4 milioni di abitanti (-3.996.457). Generalmente, chi si sposta preferisce i centri più grandi, dove trova un accesso migliore ai servizi pubblici essenziali.
    Il 44% dei comuni in spopolamento si trova nel Meridione. In Sicilia, in particolare, sono 245. Nel capoluogo, Palermo, si registra una perdita di 54 mila abitanti. Anche Catania presenta dei dati significativi: la città ha perso circa 84 mila abitanti e si configura come un caso particolare. Risulta essere tra le poche “grandi” città ad aver subito un calo così sostanzioso. In media nei 212 comuni in cui il numero di abitanti è diminuito di più della metà, la popolazione è pari a circa 500 abitanti. Il capoluogo rappresenta insieme a poche altre città un’eccezione, una enorme perdita demografica rispetto alle proprie dimensioni.

    Il Fondo di sostegno ai comuni marginali

    Ai comuni individuati come soggetti a spopolamento sono stati assegnati dei contributi, un Fondo di sostegno ai comuni marginali per gli anni 2021-2023 per un totale di 180 milioni di euro. Il contributo è destinato a «lavori su immobili comunali da concedere in comodato d’uso gratuito per l’apertura di attività commerciali, artigianali o professionali; concessione di contributi per l’avvio di attività commerciali, artigianali e agricoli e contributi da mettere sul tavolo per chi trasferisce la propria residenza e dimora abituale nei comuni delle aree interne, come concorso per le spese di acquisto e ristrutturazione dell’immobile». Sostanzialmente, sono fondi che servono a mettere in campo attività che dovrebbero favorire l’occupazione e dunque il ripopolamento del territorio.
    La distribuzione dei fondi avverrà sia in base alla condizione di spopolamento, sia in base all’Indice di vulnerabilità sociale e materiale e in relazione al basso livello di redditi della popolazione residente. Il 95% dei comuni beneficiari si trova al Sud, e tra i tre enti che hanno ricevuto maggiori finanziamenti ci sono due Comuni siciliani: Lentini e Licata.
    Lentini, in provincia di Siracusa, ha ricevuto un contributo di 924.485 euro ed è il Comune che ha ottenuto più fondi in assoluto; il paese ha visto quasi dimezzarsi la propria popolazione e registra un reddito medio di 13.879 euro. Al terzo posto in classifica si trova Licata, con un contributo di oltre 850mila euro.

    Lentini e Licata sul podio dei più finanziati: caramelle invece che medicina

    Non è sicuramente un caso che due dei tre Comuni ritenuti più “bisognosi” di risorse si trovino in Sicilia, e non lo è nemmeno il fatto che si tratti di due comuni particolarmente colpiti dal definanziamento strutturale dei servizi e dalla devastazione ambientale e sociale. Le discariche a Lentini, le trivelle a Licata, l’inquinamento dell’area accompagnato allo smantellamento della sanità pubblica e dei servizi essenziali contribuiscono, insieme alla dilagante disoccupazione, a rendere queste aree luoghi invivibili, da cui fuggire prima possibile.
    Quindi ben vengano questi regalini da parte dello Stato centrale: qualche caramella per Lentini e Licata. Ma il destino delle due città, e quello della Sicilia intera, non sarà mai diverso finché saranno sottoposte alle politiche di strutturale smantellamento e definanziamento; finchè il progetto per la Sicilia rimarrà quello di terra di emigrazione, di sfruttamento, di estrazione. Non saranno sicuramente questi pochi spicci a sovvertire un progetto di desertificazione decennale strutturato e costante.
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