• Il 50% dei giovani siciliani non studia e non lavora: il dramma di essere “inattivi”

    Il 50% dei giovani siciliani non studia e non lavora: il dramma di essere “inattivi”

    L’ultima indagine dell’Ocse ci rivela come il 50% dei giovani siciliani risulti essere inattivo, privo di un impiego e con pochissime speranze di riuscire a trovarlo.
    Un’immagine che potrebbe risultare sconvolgente, se non fosse che in realtà non vi è nulla di nuovo all’orizzonte.
    Questo dato è il risultato di decenni di irrisori investimenti nei settori produttivi siciliani, oltre che delle condizioni lavorative vergognose che vengono imposte ai giovani dell’Isola, con orari impossibili e salari miseri.

    Lavoro per i giovani: un quadro desolante

    Le opportunità lavorative offerte in Sicilia, a meno che un ragazzo non abbia voglia di rinchiudersi in una caserma, si basano su becero sfruttamento. I settori agricoli, della ristorazione e del turismo, tra i più diffusi nell’Isola, richiedono ritmi di lavoro massacranti per poche centinaia di euro mensili, spesso in nero, costringendo i ragazzi a una condizione di precarietà a tempo indeterminato. Infatti, dietro la categoria di “inattivo”, si nasconde un mercato del lavoro dove la stabilità lavorativa è un’eccezione, il lavoro stagionale è la costante e le tutele per i lavoratori una fantasia infantile.

    Situazione analoga si verifica per chi decide di intraprendere un percorso universitario. I fondi assegnati alle università siciliane sono esigui, in costante calo per via dell’iniquità dei criteri di assegnazione dell’FFO (il Fondo di Finanziamento Ordinario), che favorisce le Università già maggiormente finanziate; pertanto, i ragazzi sono spinti ad andare a studiare fuori, alla ricerca di università con servizi più efficienti e con spazi abbastanza ampi per poterli ospitare.

    Reddito e divano: l’immagine del siciliano “inattivo”

    La situazione negli ultimi anni si è fortemente aggravata: basti pensare che nel 2018, come riportano i dati Istat, la percentuale di giovani inattivi era pari al 38,6%. Il vertiginoso aumento del tasso di disoccupazione giovanile è conseguenza della crisi economica sempre più forte vissuta in questi anni e della mancanza di risposte concrete da parte delle istituzioni per risollevare l’economia siciliana.
    I governi centrali non si sono mai interessati a portare avanti dei progetti che permettessero un reale sviluppo della Sicilia, perché l’isola è stata concepita come una terra da cui poter reperire risorse e materie prime a basso costo da trasferire nelle industrie del Nord.
    Strategia politica che si sta palesando anche in questa fase di crisi energetica, dove l’Isola viene esplicitamente definita come un «hub energetico per l’Italia».
    La mancanza strutturale di possibilità lavorative in Sicilia obbliga ogni anno decine di migliaia di giovani alla fuga dalla propria terra, costretti con la forza a scappare dal luogo in cui sono nati nella speranza di trovare un impiego, ingrossando le fila delle aziende del Nord.

    L’altissimo tasso di giovani inattivi non può quindi considerarsi frutto del caso, o peggio, attribuibile alla poca voglia di fare dei giovani siciliani, bensì la conseguenza di scelte politiche dello Stato italiano che vede nella condizione di sottosviluppo della Sicilia un’opportunità di crescita e arricchimento per altre parti della penisola.

    Da un dato simile, e da articoli che urlano allo scandalo, sembra quasi che la colpa sia dei giovani poltroni siciliani. E invece è il termine stesso ad essere fuorviante: definire i giovani “inattivi” lascia presumere che loro non si attivino, come se dipendesse dalla loro volontà, scaricando la responsabilità del problema sui siciliani scansa fatiche, che vogliono solo “il reddito e il divano”. E invece non sono i giovani a essere inattivi, bensì le opportunità sul territorio.

    E in fondo è proprio vero: i giovani siciliani non lavorano, non possono lavorare e, anzi, pretendono che lo Stato li campi, che se ne prenda carico. Chiedono il reddito di cittadinanza e pretendono che venga garantito ed esteso. Perché lavoro o non lavoro i giovani siciliani devono campare. Perché l’inattività non è un’alternativa; l’inattività a cui sono costretti è la fame.


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