• Rompere l’isolamento di Niscemi. Intervista a Sergio Cirrone, presidente della consulta giovanile

    Rompere l’isolamento di Niscemi. Intervista a Sergio Cirrone, presidente della consulta giovanile
    La città di Niscemi rappresenta per molti versi l’emblema della condizione di declino e degrado in sorte alla Sicilia.
    Vittima della piaga dell’emigrazione, perde di anno in anno centinaia di persone, principalmente giovani, che si recano nelle grandi città dell’isola, ma soprattutto al Nord Italia, per proseguire gli studi e cercare condizioni di vita e di lavoro migliori.
    A Niscemi, proprio come nel resto della Sicilia, servono politiche di investimenti volte a invertire questa drammatica tendenza: aumentare i fondi per le scuole, per gli ospedali, per le infrastrutture utili, rendendo il paese sempre più ospitale e capace di poter garantire un futuro a chi in quella terra c’è nato e vorrebbe restarci per risollevarla dalla melma in cui è stata consapevolmente immersa.

    Una città emblema delle contraddizioni che vive la Sicilia

    In tal senso, il Muos, ossia il sistema di comunicazioni satellitari militari di proprietà del dipartimento di difesa degli Stati Uniti, è diventato simbolo di un’inaccettabile contraddizione per Niscemi. Installato nel 2014 all’interno di una base militare, posta a sua volta dentro una riserva naturale, tra le proteste e il malcontento generale della popolazione, non solo non ha mai prodotto sviluppo, ma continua a provocare danni all’ambiente e alla salute della gente.
    Il settore militare, da quasi 10 anni a questa parte, è finito per essere l’unico in cui vengono stanziati dei fondi, mentre Niscemi e le zone circostanti cadono a pezzi.
    Un esempio significativo di ciò è costituito dal crollo della ferrovia all’altezza di Niscemi, avvenuto ormai nel lontano 2011, a cui non è mai stato posto rimedio.
    La mancanza della ferrovia ha comportato la perdita di posti di lavoro, della possibilità di un comodo collegamento con i centri limitrofi e non solo, l’impossibilità per chi ne avesse bisogno, in particolar modo gli anziani, di recarsi in autonomia all’ospedale di Catania, difficoltà immani per i turisti di raggiungere Niscemi.
    Insomma, da dieci anni a questa parte, la città si trova in una condizione di sostanziale isolamento, non è raggiungibile se non attraverso delle strade malandate, piene di buche e potenzialmente letali.

    La Consulta giovanile di Niscemi chiede treni ad alta velocità per i collegamenti rapidi 

    Per questo Sergio Cirrone, presidente della consulta giovanile di Niscemi, ha messo in campo la proposta di costruzione di un treno ad alta velocità che possa collegare i centri di Gela, Niscemi e Caltagirone a Catania.
    «La costruzione di questa infrastruttura porterebbe degli enormi vantaggi a Niscemi e non solo, rappresentando la prima vera operazione di rilancio per la città dopo anni di politiche mirate soltanto al suo annichilimento. Infatti, il treno permetterebbe spostamenti rapidi e a basso costo tra i centri sopracitati, favorendo così lo spostamento dei turisti e non solo, poiché anche i siciliani della zona sarebbero maggiormente invogliati a recarsi nelle città vicine, garantendo così una decisamente più consistente circolazione di denaro» – spiega Cirrone.
    E continua: «la costruzione e il mantenimento del treno garantirebbero centinaia di posti di lavoro tra operai, macchinisti, controllori, e così via. Inoltre, la presenza di un mezzo di spostamento rapido ed efficiente sarebbe più che rilevante in un progetto di contrasto all’emigrazione: ad esempio, garantirebbe agli studenti la possibilità di frequentare l’università restando a vivere nel proprio paese d’origine, facendo risparmiare migliaia di euro l’anno alle famiglie e, cosa ancor più importante, ridurrebbe la tentazione dei ragazzi di andare a studiare al Nord Italia, perché lì non mancano efficaci sistemi di collegamento tra i grandi e i piccoli centri abitati».
    L’auspicio della consulta giovanile è che tutto il comprensorio possa fare rete per pretendere l’intervento della Regione e assicurare l’ammodernamento della tratta, in modo da non sprecare i fondi del Pnrr. Infatti, se anche i lavori per ripristinare il tratto ferroviario interrotto dovessero partire, bisognerà evitare che l’ammodernamento consista nel ripresentarsi della situazione antecedente al 2011 con tempi di percorrenza biblici.
    «Allora sarà stato un fallimento colossale e una occasione mancata di sviluppo. Serve che i treni garantiscano collegamenti rapidi, cosicché gli abitanti possano trovare un’alternativa al trasporto su gomma che causa costantemente morti nelle tratte tra Catania e Gela» – conclude Cirrone.
    In altre parole, oggi più che mai, è necessario rivendicare e impegnarsi attivamente per la progettazione e realizzazione di proposte lucide e funzionali, che siano in grado di invertire la spirale negativa dei processi di impoverimento e spopolamento ai quali città siciliane come Niscemi sono soggette ormai da decenni, così da iniziare a contrastare seriamente lo sfruttamento e la devastazione a cui la nostra terra, inerme, è stata sottoposta.

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