• Valditara, ci sei mai stato in una scuola siciliana?

    Valditara, ci sei mai stato in una scuola siciliana?

    Qualche anno fa il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Marco Bussetti affermava che il divario tra le scuole del Sud e delle isole e quelle del Nord non era dovuto all’assenza di fondi, ma al poco impegno degli insegnanti. «Vi dovete impegnare forte. Questo ci vuole: impegno, lavoro e sacrificio» aveva affermato sorridendo sprezzante alle telecamere dei giornalisti che chiedevano notizie in merito a eventuali fondi per colmare i divari territoriali in ambito scolastico.

    Chissà se l’ex ministro Bussetti e il neo ministro leghista Valditara si siano consultati prima dell’uscita pubblica con cui, in questi giorni, l’attuale ministro dell’Istruzione e del Merito ha proposto di differenziare gli stipendi dei professori su base regionale per adeguarli al costo della vita delle aree in cui si insegna.

    «Alla scuola pubblica mancano finanziamenti che potrebbero arrivare dal privato. E al Nord il costo della vita è più alto: vanno trovate soluzioni per il personale scolastico di quei territori». Durante un webinar organizzato da PwC e Gedi, l’esponente leghista ha aperto di fatto al ritorno delle gabbie salariali, abolite nei primi anni Settanta, e al libero accesso dei privati alla scuola pubblica per colmare l’assenza di fondi nel settore dell’istruzione.

    Già ai tempi di Bussetti, la Lega agitava il tema dell’autonomia differenziata; e non sarà un caso se le affermazioni di Valditara arrivano proprio nei giorni in cui un altro ministro leghista, quello per gli Affari regionali e le Autonomie, presenta il suo disegno di legge per il decentramento delle competenze tra Stato e Regione.

    Il mix tra quanto dice Valditara e la regionalizzazione paventata dal Ministro Calderoli sarebbe letale per la scuola pubblica in Sicilia.

    La scuola delle disuguaglianze

    Sono passati cinquant’anni, ma le ragioni che portarono all’abolizione del sistema discriminante retto dalle gabbie salariali, che definiva diversi salari in ragione del costo della vita in altrettante zone, continuano a essere valide tutt’oggi.

    Secondo quanto proposto dal Ministro Valditara, dunque, la retribuzione degli insegnanti andrebbe ritoccata in funzione del costo della vita nelle diverse zone dello Stato italiano. Che tradotto significa: gli insegnanti che lavorano al Nord devono guadagnare di più di quelli del resto del Sud e delle isole.

    Un metodo di distribuzione delle risorse che si finge perequativo, ma che guarda alla realtà in maniera estremamente superficiale – e per più di una ragione.

    Intanto, perché non considera le condizioni materiali dello Stato italiano: se da una parte un’insegnante che vive al Nord pagherà di più per fare la spesa e andare al ristorante, dall’altra risparmierà in tutti quei servizi che nel Settentrione sono garantiti e in Sicilia no. Non pesano forse l’assenza di mezzi di trasporto, di sanità, di infrastrutture, sul costo della vita?

    In più, perché si tratta di una misura che non si pone come obbiettivo quello di eliminare le disuguaglianze, bensì di cristallizzarle. In che modo pagare di meno gli insegnanti siciliani dovrebbe aiutare a ridurre il divario economico e sociale con quelli che lavorano al Nord non ci è affatto chiaro. Anzi, ciò che ci appare evidente è che la proposta del Ministro spinga, al contrario, gli insegnanti siciliani già emigrati al Nord a non avere incentivi per tornare nella loro terra e, d’altra parte, quelli ancora non emigrati a trovare una buona ragione per fare le valigie.

    Invece che alzare gli stipendi degli insegnanti, in generale tra i più bassi a livello europeo, invece di rivolgere rassicurazioni ai precari, il Ministro pensa a mettere in discussione il contratto collettivo nazionale e ad aumentare le condizioni di incertezza dei lavoratori siciliani. Con la stessa logica minaccia l’ingresso dei privati nelle scuole tramite sponsorizzazioni: un altro modo per aumentare i divari territoriali – tra Sicilia e Lombardia, tra capoluogo e provincia, tra piccoli paesi e grandi città. L’ingresso dei privati, combinato alla disarticolazione del sistema contrattuale, è il perfetto mix per distruggere definitivamente la scuola pubblica in Sicilia.

    Eppure, su una cosa Valditara ha visto giusto: le scuole hanno bisogno disperato di fondi, in particolare alle nostre latitudini, dove i tetti crollano nelle classi, gli istituti sono sovraffollati e pericolanti, dove mancano laboratori e strumenti per la didattica e dove gli alunni rischiano l’ipotermia per studiare in classi senza riscaldamenti.

    Scuola e autonomia differenziata

    Con l’attuazione dell’autonomia differenziata l’istruzione al Sud e in Sicilia subirebbe un taglio di 1,4 miliardi di euro a vantaggio delle regioni del Nord. È quanto sostenuto in un articolo di Marco Esposito ripreso da «Il Mattino» che il ministro Valditara ha minacciato di diffidare.

    Il taglio sarebbe la conseguenza dell’adeguamento della spesa attuale per l’istruzione al «costo standard» inteso come media nazionale previsto dalla riforma di Calderoli. Attualmente la spesa per gli studenti al Sud e nelle isole risulta essere più alta rispetto a quella del Nord: in Lombardia la spesa statale per studente è di circa 3.800 euro all’anno; in Sicilia circa 4.900.

    La media italiana, cioè lo standard, è 4.346 euro. Se si applicasse questa media a tutte le regioni allora il Sud e le isole perderebbero 1,4 miliardi. Allo stesso tempo la Lombardia riceverebbe 820 milioni euro in più.

    Un taglio, peraltro, del tutto immeritato perché se è vero che la scuola qui è molto più costosa, questo è conseguenza diretta di una situazione economica e sociale ben nota che porta gli insegnanti giovani a lavorare al Nord e quelli anziani a concentrarsi al Sud e in Sicilia. E, visto che lo stipendio di un professore cresce in base agli anni di anzianità, ecco che a parità di corpo docente la spesa qui è notevolmente più alta.

    Un cane che si morde la coda: se gli stipendi degli insegnanti al Nord diventano più alti, sempre più giovani si vedono incentivati a emigrare, lasciando in Sicilia sempre più insegnanti anziani che farebbero crescere ancor di più la spesa nell’ambito dell’istruzione.

    Non sorprende che un ministro leghista si faccia promotore di proposte simili. Da anni la Lega Nord, sbandierando il progetto dell’autonomia differenziata, tenta di sottrarre ulteriori risorse al Sud e alle isole per portarle nelle tasche delle regioni del Nord già più ricche, affermando persino che si tratti di misure giuste, democratiche, e nient’affatto discriminatorie. Rilanciamo la domanda fatta anni fa al suo collega Bussetti: Valditara, ci sei mai stato in una scuola siciliana?


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