Tutti gli abitanti di Priolo, Melilli, Augusta e Siracusa sono stati esposti alle polveri di amianto. È questa la conclusione della Corte d’appello di Roma nel motivare il riconoscimento di una rendita INAIL agli eredi di un operaio siracusano.
Un problema che persiste da tempo, confermato anche da uno storico rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che da anni boccia i tre petrolchimici siciliani, senza che, tuttavia, si sia fatto nulla per risanare le tre aree.
Già da tempo si osserva anche un aumento dei casi di tumore in uomini, donne e bambini nelle tre aree e – come evidenziato da Fabio La Ferla, presidente dell’Organizzazione Siciliana Ambientale – «in Sicilia ogni anno muoiono circa 1000 persone per patologie correlate all’amianto, e Siracusa è tra le città più colpite».
Una strage silenziosa, o forse fin troppo evidente agli occhi tutti, che metta in luce la persistente volontà da parte delle istituzioni di procrastinare e ostacolare qualsiasi opera di bonifica, pur con i dati alla mano, pur con il numero di morti che aumenta.
Quanto tempo dovremo ancora aspettare perché le istituzioni prendano seri provvedimenti su una zona ampiamente inquinata e mortifera per gli operai e tutti i residenti? Forse che la salute e la vita stessa di migliaia di persone non siano sufficienti a spingere aziende, che gonfiano solo le tasche di pochi, a fare un passo indietro?