• Guerra e caro bollette: la risposta è nelle piazze

    Guerra e caro bollette: la risposta è nelle piazze

    Le conseguenze dell’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia, sulle cui cause abbiamo già riflettuto (clicca qui), nelle ultime settimane si stanno manifestando con forza d’impeto. Si può osservare una composizione sociale trasversale – famiglie, piccoli imprenditori, studenti, sindaci, agricoltori, lavoratori – attraversare le strade della Sicilia, riunirsi, mobilitarsi, mossa da una rivendicazione comune: che i costi della crisi non vengano scaricati verso il basso.

    Un movimento che in Sicilia sta cercando di darsi una forma con parole d’ordine e pratiche comuni, che devono necessariamente sfociare in momenti di piazza, in cui dimostrare forza al nuovo governo, il quale dovrà scontrarsi con l’urgenza della crisi sociale e delle sue istanze.

    Una composizione eterogenea

    Da settimane il caro bollette domina la discussione pubblica. Nelle strade, così come nei salotti televisivi, non si fa che parlare di come l’impennata dei prezzi di gas e luce – e, a cascata, delle possibili alternative al loro utilizzo come il pellet e la legna da ardere – stia rendendo impossibile il pagamento delle bollette, tanto da far nascere, sull’onda dell’esperienza nata in Inghilterra, movimenti contro il pagamento delle utenze.

    Le aziende energetiche, così come quelle dell’acqua, come nel caso dell’Amap di Palermo, stanno procedendo senza esitazione al distacco delle utenze, costringendo centinaia di famiglie non solo a ritrovarsi al freddo e al buio, ma anche a vedersi attribuita la colpa tramite la rinata retorica del “furbetto del contatore”, con la quale giornali e aziende si stanno accanendo contro chi non trova altra soluzione se non quella degli allacci abusivi.

    L’esasperazione generata da questa situazione, i cui primi effetti, concretamente, hanno iniziato a vedersi a inizio settembre con l’arrivo delle prime bollette maggiorate, sta colpendo particolarmente la piccola imprenditoria. I proprietari di esercizi commerciali, soprattutto se a conduzione familiare e non dotati di grandi risorse con cui coprirsi le spalle, non riescono a reggere i costi per mandare avanti le loro attività, spesso decidendo la strada della chiusura, abbassando le saracinesche e mandando a casa i dipendenti.

    In Sicilia poi, stiamo assistendo alla mobilitazione del settore agricolo, che già da tempo soffre gli effetti causati dalla pandemia, dalle alluvioni e dagli aumenti del prezzo del carburante e che adesso viene ulteriormente affossato dal caro energia. In particolare, gli olivicoltori, che quest’anno non hanno visto accordato il prezzo di vendita dell’olio a inizio raccolta, hanno dimostrato grande volontà organizzativa e di mobilitazione – fermando la raccolta delle olive fino al raggiungimento di un primo accordo sul prezzo.
    Ma sostenere i costi della crisi energetica risulta difficile anche per chi, a questa, deve aggiungere il peso di altri rincari, come il caro-affitti, che questo autunno sta costringendo centinaia di studenti fuorisede a ristrettezze economiche. A Palermo i costi degli affitti sono aumentati del 9,1%, escluse le utenze. Aumento che, se combinato ai costi stellari delle bollette, rende l’accesso all’università incredibilmente difficoltoso, soprattutto in Atenei come Palermo in cui borse di studio e i posti letto non riescono a coprire la totalità dei richiedenti.

    La risposta è nelle piazze

    In ogni provincia siciliana il calendario delle piazze lanciate contro la crisi energetica e il caro bollette è davvero fitto. Non ultime quelle di oggi, che si terranno contemporaneamente a Palermo, Catania e Messina. A Palermo l’appuntamento è a Piazza Verdi alle ore 17:00, per un corteo contro il caro bollette e contro la guerra. A Catania, stesso orario, in via Etnea di fronte la Prefettura; a Messina a piazza del Popolo con inizio alle 16:30.

    Numerose sono le assemblee che si sono già svolte o sono in programma anche nei più piccoli Comuni della Sicilia, nel tentativo di riunire soggetti sociali diversi in coordinamenti e gruppi che possano organizzare il movimento intorno all’isola.

    Anche le istituzioni locali, altrettanto colpite dai rincari sulle loro stesse bollette, hanno spesso deciso di schierarsi dalla parte dei loro cittadini, facendosi portavoce delle istanze e cercando di spingere per la costruzione di tavoli e momenti di interazione con le istituzioni nazionali.

    La rivendicazione è, in ogni piazza, la stessa: che la crisi energetica non venga pagata dai cittadini e che lo Stato italiano intervenga per tassare gli extra profitti delle multinazionali – intervento ancora più semplice su aziende come Eni con grossa partecipazione statale – utilizzando il ricavato per calmierare i prezzi.
    Anche le pratiche risultano spesso simili: bruciare le bollette, abbassare le saracinesche, fermare la produzione, scendere in piazza.

    Il Governo che si formerà, se non riuscirà a dare risposte immediate e urgenti ai cittadini, troverà nelle scuole, nelle università, nei posti di lavoro, nei quartieri, nelle strade delle città, nelle campagne la più ferma opposizione sociale.


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