• L’autonomia della Corsica come mezzo per rompere con la Francia «una e indivisibile» – Percorsi di indipendenza in Europa 2023

    L’autonomia della Corsica come mezzo per rompere con la Francia «una e indivisibile» – Percorsi di indipendenza in Europa 2023

    Pubblichiamo l’intervento di Ulivieru Sauli, militante e responsabile della commissione internazionale di “Core in Fronte” alla seconda conferenza internazionale “Percorsi di Indipendenza in Europa” svoltasi il 30 marzo presso L’Assemblea Regionale Siciliana.

    Per iniziare ringrazio gli organizzatori di questo convegno internazionale per averci invitati. Ringrazio i compagni del movimento indipendentista siciliano “Trinacria” per questa iniziativa che ci permette di affrontare il tema dell’autonomia, la quale può essere un mezzo per spianare la strada all’indipendenza dei nostri popoli sempre sottomessi a dominazioni di Stati costituiti.

    Sono qui per esprimere la voce della Corsica. La voce di un’organizzazione indipendentista che s’inscrive nel frangente storico delle lotte di liberazione nazionale. Da qualche mese si parla molto di autonomia da noi. È cominciato un dialogo tra il governo francese e la rappresentanza eletta della Collettività di Corsica. È cominciato perché sono anni e anni che una maggioranza eletta rivendica la necessità di un’evoluzione della situazione. Sono anni e anni che questo governo francese è sordo e strafottente, facendo sapere per mezzo della sua ministra in carica fino al 2022 per le relazioni con la Corsica, Jacqueline Gourault, che «si sente parlare molto di autonomia senza specificare ciò che essa è, ma la Corsica è già la regione più decentralizzata della Francia».

    Si può capire da qui qual è lo scopo strategico della Francia: la sua conservazione in Repubblica francese senza nessun altro riconoscimento se non di pochi poteri inquadrati all’interno di un sistema francese… Ovvero in una Francia “una e indivisibile” ogni livello di collettività territoriale è tenuto, incatenato, da uno stesso regolamento nazionale. Avrete quindi capito bene che lo Stato Francese controlla in maniera stringente i cosiddetti settori strategici.

    In breve, ricordo che la Corsica, da un punto di vista storico, non è una regione francese. È un popolo originale del Mar Tirreno, una comunità storica con una sua lingua, una sua cultura, suoi usi, che nel diciottesimo secolo, nel cuore di un’Europa monarchica, è stata uno Stato indipendente di natura democratica. Questo Stato, quest’indipendenza, questa libertà sono state distrutte dai francesi con una conquista militare, facendo scorrere il sangue per ammutolire il nostro sentimento nazionale.

    Non siamo francesi. Come detto allora dai nostri patrioti, giudicati da una Corte di Sicurezza dello Stato Francese il 15 giugno 1979: «Proclamiamo di fronte al mondo e di fronte a voi magistrati dello Stato francese che non siamo francesi né per geografia, né per lingua, né per cultura, né per usi, né per comunanza spirituale, né per interessi comuni, siano essi economici o strategici. E soprattutto non per la storia. Siamo una Nazione. Non siamo di certo una minoranza nazionale anacronistica in uno Stato unificato, ma un paese occupato nel quale l’organizzazione statale sovrana è stata distrutta dalle vostre armate».

    Si può quindi capire che il dibattito attuale che conduce all’autonomia da approvare, non è ancora chiaro se possa trovare il suo posto in un movimento storico patriottico di tipo rivendicativo. Occorre ancora rammentare che la Corsica ha conosciuto una politica cosiddetta di “regionalizzazione” che si tradusse nel 1975 nella creazione di due dipartimenti. Poi nel 1982, di fronte al movimento popolare, lo Stato francese decise di mettere in atto uno statuto particolare della regione corsa. Nel 1991, una nuova legge intitolata “Statuto della Collettività Territoriale della Corsica” ha fatto della Corsica una collettività territoriale a statuto particolare. È un tipo di collettività decentralizzata che comprende un meccanismo di responsabilità politica dell’esecutivo nel quale l’Assemblea della Corsica può anche votare una mozione di sfiducia. Nel 2022 le sono state date nuove competenze.

    Si deve ancora dire che questo preteso dialogo è stato aperto da poco tempo come conseguenza dell’assassinio politico del patriota Yvan Colonna in un carcere di sicurezza francese. Di fronte a un nuovo movimento popolare di rivolta nazionale il governo francese è stato così costretto ad aprire questo dialogo. Non si deve mai scordare ciò che ci insegna la storia, ovvero che il colonialismo francese si rompe con i rapporti di forza popolari.

    La rivendicazione dell’autonomia avanzata da una parte del movimento nazionale rivendica il principio del definire e ottenere i mezzi situazionali con i quali il popolo corso farà valere la sua autonomia data da uno Statuto. Ovvero un’autonomia intera in un dominio di competenze della Corsica. Oggi si attende molto un progetto dell’esecutivo della Collettività di Corsica, che sottoscrivo, di cui però si sa poco e niente al di là delle sue dichiarazioni d’intenti.

    Dal nostro punto di vista in questo dibattito, proponiamo in un quadro situazionale del sistema francese, il titolo XII-bis per la Corsica, che permetterebbe attraverso la strada dell’autodeterminazione, di andare nel senso dell’indipendenza. Consideriamo, anche se il governo francese cercherà di imporre le sue linee rosse, che questo dialogo si può trasformare in una nuova tappa nella quale provare a far valere una necessità di riparazione storica e soluzione politica.

    Ricordiamo che lo scopo del colonialismo non è quello di automutilarsi. E che per conto nostro, visto che la sola presenza istituzionale del sistema francese non ci assicura la messa in moto di alternative possibili, continuiamo e continueremo il lavoro quotidiano della lotta popolare. Non vogliamo la riproduzione autonomista dello schema dominanti e dominati. Non dimentichiamo certamente che lo scopo del governo francese e del sistema capitalistico è di trasformare in dominio del mercato e della finanza tutto ciò che non lo è.

    Sappiamo bene, come affermato nel 1977 dal Fronte di Liberazione Nazionale Corso, che «lo Stato colonizzatore moltiplicherà gli artifizi giuridici». Il nostro parere storico è che il popolo corso deve liberarsi da solo dalle catene dell’assoggettamento francese. E per mezzo dell’autodeterminazione ritrovare il suo posto al centro del suo spazio naturale, che è il Mediterraneo.

    L’autonomia non elimina l’ipotesi del mantenimento di una dominazione coloniale. L’indipendenza si può costruire per mezzo di una società liberata da tutte le forme di sfruttamento e oppressione che possono mettere a rischio il suo sano rinnovamento. L’indipendenza avrà come attore il popolo corso, finalmente riconosciuto in tutti i suoi diritti. L’indipendenza ci permetterà di sviluppare la nostra economia tenendo conto dei bisogni del popolo, del bene comune e non degli interessi dei colonialisti e del sistema capitalistico. L’indipendenza, nel cuore del Mediterraneo, farà sì che rinnoveremo i nostri legami naturali con gli altri popoli di quest’area che ha nelle sue origini enormi radici civilizzatrici. Anche l’Europa è nata nel Mediterraneo.

    Per completare citeremo questa frase del rivoluzionario internazionalista Che Guevara, che diceva sempre – con ragione – che «la sola lotta che si perde è quella che non si combatte». E per noi la lotta continuerà. E aggiungiamo, sempre dalle parole del Che, che «la moderazione è un’altra parola che piace agli agenti del colonizzatore. I moderati sono tutti quelli che hanno paura, tutti quelli che hanno l’intenzione di tradire in un modo o nell’altro. Un popolo non è in nessun modo moderato».

    Siamo patrioti indipendentisti, che mai chineranno il capo. E oggi in questa terra siciliana, terra cugina, in questi tempi oscuri di neoimperialismo e di guerra che ci tiene in ostaggio, accendiamo la fiamma di un nuovo coordinamento strategico dei popoli del Mediterraneo e dell’Europa per far valere tutti i nostri diritti, tra i quali quello all’autodeterminazione e alla libertà, e alla sana indipendenza popolare.

    È tempo di resistere e costruire insieme! La storia si compirà. La liberazione delle nostre terre sarà quella dei nostri popoli. Mondo di Palermo, un messaggio di sostegno ai pastori sardi giudicati dall’Italia: siamo a fianco a voi. Mondo di Palermo, un messaggio di sostegno ai nostri patrioti incarcerati e a quelli che soffrono la repressione: siamo accanto a voi. Palermo, ricorda a memoria tutti i nostri martiri, ogni giorno sono a fianco a noi.

    Evviva il Popolo Corso in lotta. Evviva la resistenza dei popoli del Mediterraneo e dell’Europa. Il nostro giorno verrà!


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