• Erosione costiera a Licata. Iintervista a un membro del Comitato Fondachello-Playa

    Erosione costiera a Licata. Iintervista a un membro del Comitato Fondachello-Playa

    Secondo uno studio portato avanti dagli abitanti del quartiere Fondachello-Playa di Licata, sito davanti la costa della città dell’agrigentino, l’erosione marina ha divorato tra i 400 e i 600 metri di spiaggia dal 1985 ad oggi. Per far fronte a questo problema e a tanti altri che riguardano il rione licatese, nel 2010 i residenti hanno dato vita al Comitato civico di quartiere Fondachello-Playa.

    Per gli abitanti la situazione si fa sempre più invivibile: tra le forti piogge e le mareggiate, in alcuni giorni gli allagamenti rendono impossibile la viabilità nelle strade e molte case rischiano di finire sommerse dall’acqua. Quest’anno il Comitato ha presentato al Sindaco di Licata, all’Ufficio Tecnico e alla Protezione civile una richiesta urgente per individuare una soluzione tampone per arginare l’avanzamento del mare. Il Comitato Fondachello/Playa chiede di trovare una soluzione tampone e di partire con i lavori per la creazione delle barriere frangiflutti prima che la situazione diventi ancora più grave causando la morte di qualcuno – cosa che molte volte si è rischiata.

    Abbiamo sentito Milena Bonvissuto, portavoce del Comitato, per capirne di più sulla situazione del quartiere e sull’operato del Comitato.

    Com’è nato il Comitato civico del rione Fondachello-Playa?

    Il comitato nasce nel lontano 2010, dopo un’elezione amministrativa. Nasce perché nessuno si occupava di questo quartiere, che è un quartiere grande tanto quanto un paese visto che conta circa 5.500 abitanti – 6.000 durante l’estate. È una zona in via d’espansione, con tanti problemi.

    Il Comitato è regolarmente istituito. Agiamo come gruppo; ci riuniamo, stiliamo documenti di denuncia e li indirizziamo sia all’amministrazione che agli altri enti preposti. Noi, come semplici cittadini, non possiamo mettere in sicurezza il territorio, ma chiediamo all’amministrazione comunale, alla Protezione civile e al Prefetto di mettere in campo tutte le azioni necessarie per farlo.

    Al Comitato si sono poi, nel corso degli anni, uniti altri gruppi che ci aiutano nel territorio, non soltanto per quanto riguarda il rischio idrogeologico, ma anche per problemi inerenti al manto stradale, all’illuminazione pubblica e alla pulizia del rione.

    Quali sono le esigenze a cui risponde sul territorio?

    I problemi più gravi che il nostro quartiere vive sono dati dalle inondazioni causate dal mare e dagli allagamenti dovuti alle piogge. L’allagamento da parte del mare è quello di cui ci siamo occupati ultimamente perché, anche con il moto ondoso normale, il mare ormai si spinge fin dentro al rione. Con gli ultimi moti naturali, il mare ha ripreso gran parte della spiaggia, avanzando di molto rispetto a prima. Fino a qualche anno fa era ben 40 metri distante dalle nostre strade.

    Abbiamo raggiunto diversi successi: abbiamo ottenuto la pulizia straordinaria durante il corso dell’anno, una disinfestazione in più durante l’estate, l’osservazione delle zone private non colte di cui si è fatto carico il Comune. Insomma, piccole cose che messe insieme diventano grandi. Poi, naturalmente, ci occupiamo a 360° del quartiere, non c’è una singola cosa che noi non conosciamo e per cui noi non ci adoperiamo. Noi diciamo che il comitato è apartitivo perché bisogna collaborare con tutte le amministrazioni e le fazioni politiche per il bene di questa zona di Licata.

    In questo momento stiamo portando avanti due istanze collegate direttamente al problema idrogeologico. Speriamo che l’amministrazione attuale, l’amministrazione Galanti, crei delle barriere, perché ancora l’inverno è lungo, e preservi le case che sono vicino al mare. Ci tengo a specificare che queste case non si trovano vicino al mare perché abusive, ma perché il mare negli ultimi anni ha spazzato via metri di spiaggia – quindi i loro abitanti hanno diritto a vedere le loro abitazioni protette.

    Quando si parla di erosione costiera è inutile scaricare le colpe solo sull’istituzione comunale, che non può caricarsi da sola il peso economico di un progetto di messa in sicurezza estremamente oneroso. La colpa può essere distribuita tra i vari enti di competenza: la Protezione civile, la capitaneria di porto, lo Stato stesso. Il problema principale è infatti l’assenza di finanziamenti per risolvere il problema dell’erosione costiera che non riguarda solo Licata, ma anche città come Gela e, in generale, le zone costiere siciliane. Dovrebbero essere messi a disposizione fondi al preciso scopo di preservare le coste siciliane.

    Cosa servirebbe per mettere realmente in sicurezza il territorio e quali azioni sono state portate avanti finora?

    Per migliorare la zona ci vorrebbe un progetto strutturale, non soltanto da parte dell’amministrazione comunale, ma anche di enti come la Protezione civile. Sarebbe un progetto di grande portata e dal costo molto elevato perché, come dicevo, la superfice di questo quartiere è molto vasta. L’amministrazione attuale e quelle precedenti hanno installato nel corso degli anni delle pompe di sollevamento: quando ci sono forti piogge e la rete fognaria non riesce a recuperare tutta l’acqua per le strade, le pompe vengono azionate e l’acqua defluisce; in un paio di giorni si torna alla normalità.

    Ma questa azione tampone non dà nessun respiro al quartiere, i cui abitanti vivono con la costante paura che qualcosa possa accadere; per esempio, che non si possa tornare a casa quando piove. Licata è una città ventosa, quindi purtroppo alla pioggia spesso si accosta anche il vento e, conseguentemente, l’acqua del mare. Quando entrambi gli effetti metereologici vanno a incontrarsi la situazione diventa ancora più incresciosa. Un problema del genere è capitato proprio a dicembre dell’anno scorso, quando addirittura abbiamo dovuto fare intervenire la capitaneria di porto e i vigili del fuoco per mettere in sicurezza delle persone che erano dentro le loro abitazioni. Noi abbiamo chiesto anche al Prefetto di intervenire su questo problema perché, come dicevo, un progetto di tale portata ha un costo che l’amministrazione non può sostenere da sola.


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