• Sicilia a secco: quali sono le cause della siccità?

    Sicilia a secco: quali sono le cause della siccità?

    Secondo l’ultimo report elaborato dall’Osservatorio ANBI Risorse Idriche, l’intero bacino Mediterraneo è in crisi siccità. In particolare, la Sicilia è l’unica regione italiana che si trova in una situazione di emergenza per mancanza di risorse idriche, al pari di Paesi come il Marocco e l’Algeria. I dati dicono che gli invasi in Sicilia hanno una portata inferiore del 13% (-45,6 metri cubi) rispetto al 1° dicembre del 2023 – anno in cui l’emergenza siccità aveva già allarmato. Per questo la Regione Siciliana, lo scorso 9 febbraio, ha dichiarato lo stato di calamità naturale.

    Dall’ultima rilevazione dell’Autorità regionale di bacino, aggiornata al primo febbraio, emerge che rispetto a anno fa, in termini assoluti, si conta un ammanco di 90 milioni di metri cubi di risorsa idrica: è come se il contenuto di due laghi di medie dimensioni fosse evaporato.

    Le condizioni climatiche non sono migliorate rispetto al 2023, i dati parziali della stagione in corso, registrati dalla SIAS, evidenziano una situazione preoccupante riguardo la carenza di piogge, con un’anomalia pari al -37% rispetto alla media del triennio 1991-2020, con serie storiche che evidenziano perfettamente come ogni anno l’isola perda mezza giornata di pioggia. Sul fronte opposto pesano gli incendi che, andati avanti fino a questo autunno, sono la principale causa di desertificazione, con perdita di suolo e biodiversità, nonché causa del sempre crescente fenomeno delle frane e allagamenti a causa degli eventi piovosi estremi.

    A gennaio erano già 39 i Comuni sottoposti a razionamento idrico, cosa probabilmente mai successa prima in pieno inverno. A fine febbraio la Regione ha annunciato un piano di razionamento dell’acqua per 160 comuni.

    Se da un lato il problema della scarsezza idrica sembra legato a fenomeni “naturali” relativi al cambiamento climatico, in realtà una grande responsabilità va attribuita alla malagestione del sistema idrico da parte delle istituzioni regionali e nazionali. Nell’Isola, il sistema degli invasi ha registrato negli ultimi anni una forte perdita di capacità a causa dell’interrimento, del deterioramento e di problemi tecnici nelle strutture. Nelle condotte si continua a disperdere oltre il 50% dell’acqua immessa; a questo si aggiunge l’impossibilità nell’utilizzo dei reflui per l’agricoltura a causa di depuratori insufficienti e inadeguati. Le perdite idriche regionali, secondo l’Istat, in Sicilia raggiungono il 52,5%; nello specifico, a Ragusa la dispersione è pari al 63%, seguita da Siracusa al 60%; nelle due principali città dell’Isola, Palermo e Catania, il dato di dispersione è, rispettivamente, del 48,8% e del 55,4%. Come se non bastasse, la Procura di Palermo ha recentemente richiesto un commissariamento giudiziale dell’Amap, viste le presunte irregolarità nella gestione dei fanghi di depurazione a Balestrate, nella borgata di Acqua dei Corsari a Palermo, a Carini e a Trappeto.

    Quando si parla delle conseguenze della siccità o del cambiamento climatico, forse prendendo ispirazione dai tanti film post-apocalittici, ci si immagina un mondo lontano dai paesaggi post-nucleari, con pochi sopravvissuti che si fanno la guerra nei deserti. Nella realtà le risorse cominciano a scarseggiare già adesso, mentre la vita delle persone peggiora progressivamente. Le nostre vite sono legate a doppio filo con la disponibilità d’acqua. «L’acqua è vita» non è solo il solito motto ambientalista, ma rappresenta una verità oggettiva. La nostra salute, il lavoro, il cibo, la nostra vita quotidiana, sono strettamente legati alle risorse idriche. Avere l’acqua razionata in casa significa dover attrezzarsi per avere delle scorte, fare i conti con l’impossibilità in alcuni giorni di pulire o di lavarsi. Situazioni impensabili per una Paese occidentale nel 2024, dove in media una persona consuma circa 3.496 litri di acqua al giorno.


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